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Published on Maggio 22nd, 2009 | by Nidil_Firenze

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Rassegna del 20 maggio 2009

EUROApriamo con una nota di ottimismo: ci sono ben cinque paesi OCSE in cui i salariati guadagnano meno di noi. Infatti, è una notizia del 18 maggio, uno studio economico ha paragonato il potere d’acquisto in vari

Stati industrializzati, concludendo che solo in cinque Paesi, tra cui Portogallo, Repubblica Ceca e Polonia, gli stipendi sono più bassi. In tutti gli altri Paesi, compresi Corea e Spagna, si guadagna di più.
La notizia, pubblicata da tutti i quotidiani, è consultabile per esempio sul Corriere della Sera.
Mi direte che questa non è affatto una buona notizia: ma così facendo non fareste che dare spago a quel pessimismo deleterio che ci spinge ancor più nella crisi, impedendoci di rialzare la testa. Perché dobbiamo guardare sempre a chi sta meglio? L’invidia, lo dice anche il nostro Presidente del Consiglio, è un sentimento deprecabile. Guardiamo piuttosto a chi sta peggio, e sentiamoci sollevati per il fatto di guadagnare di più dei portoghesi.
Pare, secondo questo studio, che il reddito medio degli occupati italiani sia di 1200 euro al mese. E qui, forse alcuni dei precari che ci leggono si renderanno conto di non stare proprio fra i meglio. Infatti, all’interno della fascia dei salariati, i precari comunque guadagnano meno ancora, e 1200 euro netti al mese spesso sono solo un sogno.

La notizia successiva che voglio segnalare invece è davvero buona. Si tratta di una scuola per capi donna, cioè per manager di sesso femminile; è stata voluta da ben 14 società e punta all’investimento sulle donne come fattore di progresso e di produttività. Chissà che in questo modo non si riesca a rompere quel “tetto di cristallo” che determina il permanere delle donne a livelli retributivi e di responsabilità più bassi rispetto a quelli maschili, a parità di bravura e di competenza. (da Repubblica)

Una importante novità, poco riportata dagli organi di informazione, riguarda invece la scuola. Il TAR del Lazio, con una sentenza pronunciata lo scorso 9 maggio, ha dato ragione a 25 insegnanti che si erano rivolti all’avvocato della CGIL Isetta Barsanti Macuceri impugnando la circolare del ministro Gelmini che imponeva ai docenti di non cambiare libro di testo per cinque cicli scolastici. Il TAR ha riconosciuto come si tratti di una norma ininfluente dal punto di vista del contenimento della spesa delle famiglie (i libri di testo delle scuole elementari sono gratuiti e inoltre non sono riutilizzabili da un anno all’altro) e che lede la libertà di insegnamento dei docenti. Quindi, i docenti sono avvisati: nel prossimo anno scolastico, se i libri scelti in questi giorni dai loro colleghi si saranno dimostrati non funzionali, poco adatti, o se comunque ne saranno stati pubblicati di migliori, potranno tranquillamente cambiare adozione.

Fresca fresca di oggi, segnalo poi una notizia locale. Non è vero che non si fanno concorsi pubblici: a Careggi, per lo meno, se ne fanno. E sarebbe anche una buona cosa, visto che ci sono, presso l’Università, tanti precari che attendono anche da dieci anni di essere stabilizzati e che potrebbero approfittare di questo per, finalmente, giungere al posto fisso. Ma il problema, sollevato proprio da alcuni precari, è che a questi concorsi viene data pochissima diffusione: addirittura, i bandi sarebbero stati soltanto affissi presso un ufficio, senza che ne venisse data pubblicità sui bollettini ufficiali né sul web. Tanto che addirittura quattro posti sono stati non assegnati per mancanza di aspiranti. Il che sembra incredibile, considerando la scarsità di posti di lavoro odierna. Sarebbe interessante sapere chi erano coloro a conoscenza del bando e per quali vie (casuali? avvisati da altri?) ne sono stati informati. Potete leggere la notizia sulla Repubblica di Firenze.

Infine, segnalo l’articolo di Emiliano Fittipaldi sull’Espresso di questa settimana dal titolo Professione sottoprecari, nel quale si dice come anche i 1000 euro rimangano ormai un’utopia. Il giornalista analizza l’incidenza della crisi sui precari, che ha decretato non solo un deciso taglio delle retribuzioni (meno 35%), ma anche un calo degli occupati veri e propri. Secondo Ebitemp, un organismo che raduna le agenzie di lavoro interinale, le richieste di lavoratori sono calate del 45%. La notizia è consultabile sul sito dell’Espresso.


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