Published on Maggio 16th, 2014 | by Nidil
1Situazione fuori controllo: nei cantieri edili i lavoratori autonomi superano i dipendenti. NIDIL e FILLEA lanciano una campagna di informazione e uno sportello dedicato
Nei cantieri edili fiorentini, il numero dei lavoratori autonomi ha superato quello dei dipendenti. E oggi, in una conferenza stampa alla Camera del lavoro, Fillea
Cgil Firenze e Nidil Firenze annunciano l’apertura di due sportelli (per i “lavoratori edili atipici”), uno alla Camera del lavoro di Firenze e uno a quella di Sesto Fiorentino, per la consulenza, la tutela e l’assistenza di chi lavora nei cantieri nelle più svariate forme. Parte anche una campagna d’informazione mirata nei cantieri.
Nel 2013, secondo i dati della Camera di Commercio di Firenze, in edilizia gli autonomi hanno superato i dipendenti: 16.957 contro 15.269. “La risposta di troppi committenti e costruttori è quella di ricorrere alla polverizzazione del lavoro all’interno dei cantieri, cioè di ridurre il ricorso a lavoratori dipendenti ed aumentare il ricorso a lavoratori autonomi spesso oltre le leggi imposte in materia. Una situazione fuori controllo. Gli effetti sono: cantieri meno trasparenti, meno regolari e meno sicuri, perché le statistiche certificano che l’incidenza di infortuni per gli autonomi è doppia rispetto ai dipendenti”, dicono Marco Benati (Segretario Fillea Cgil Firenze) e Alessio Branciamore (segretario Nidil Cgil Firenze). Che chiedono più controlli nei cantieri da parte dei soggetti preposti e la regolarizzazione a lavoratori dipendenti delle false Partite Iva, oltre a uno sforzo sulla contrattazione inclusiva per gli autonomi.
In conferenza stampa hanno raccontato le proprie storie di lavoro autonomo nell’edilizia Francesca (architetto), Cristina (restauratrice) e un ragazzo di origine kosovara che qui si è trovato, da operaio, Partita Iva “a sua insaputa”. Francesca ha raccontato “la difficoltà nel riscuotere i compensi” e “l’assenza delle tariffe minime che genera una concorrenza al ribasso senza limiti”, senza contare “i rischi che corriamo come responsabili della sicurezza e il fatto che noi partite Iva abbiamo alte tassazioni e dobbiamo pagarci da sole il welfare”. Anche Cristina ha spiegato le difficoltà “nel vedersi riconosciuti i compensi”, mentre “l’unica prospettiva di lavoro che viene proposta a quelli come me è di aprire una Partita Iva”. E poi il ragazzo proveniente dal Kosovo: si è visto recapitare dall’Inps una cartella per mancati contributi di 5mila euro. Si è rivolto alla Cgil ed è emerso che che il datore aveva aperto per lui e i suoi colleghi una posizione di lavoro autonomo, e tutti risultavano pure soci della ditta. Ora questi ragazzi, che ignoravano la situazione, sono impegnati in una difficile vertenza per farsi riconoscere il rapporto di subordinazione.
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