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Published on Giugno 4th, 2009 | by Nidil_Firenze

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Rassegna stampa 25 maggio 2009

In un quadro politico italiano molto confuso emergono la pochezza dei contenuti e un ennesimo rigurgito di autoritarismo, quando il premier definisce inutile il Parlamento. Si osserva inoltre lo sdoganamento dell’estrema destra e della sua (pseudo)cultura. Non si spiegherebbe altrimenti l’uscita di un film come “Il sangue dei vinti” secondo cui i partigiani, soprattutto quelli comunisti, erano tutti criminali sanguinari mentre i giovani di Salò erano degli idealisti che combattevano per una causa. E non si spiegherebbe la diffusione nell’indifferenza di molti di gruppi dichiaratamente fascisti, come dimostra sull’Espresso Gianluca Di Feo nel suo articolo su Casa Pound.
Da questa brodaglia fascista trae forza la politica xenofoba del governo. Lo scontro ONU-Italia sul trattamento inumano riservato ai barconi pieni di immigrati passerà senza lasciare traccia. Anche le parole del Vaticano, così tanto ascoltate in altre occasioni, e riportate da Avvenire e Famiglia Cristiana resteranno senza risposta. Ad imporsi è la volgarità di Calderoli e Borghezio che attraverso le pagine della Padania incitano gli italiani ai più bassi istinti, festeggiando di fronte alla morte di persone innocenti, colpevoli solo di cercare una vita migliore.

Di fronte al lutto nazionale e all’unità degli spiriti trova poco spazio il tema della ricostruzione in Abruzzo. Ne sa qualcosa Santoro che qualche settimana fa ha subito una censura bipartisan. Eppure è un fatto che le case sono crollate non tanto per il terremoto, ma perchè chi le doveva costruire le ha costruite male. In pochi indagano sulle condizioni dei terremotati. In pochi si lamentano che i campi non possono essere visitati e ripresi liberamente dai giornalisti. Grazie al Messaggero è uscita una notizia che dimostra quanto la parola solidarietà possa essere vuota: la Barclaycard, per non meglio specificati “problemi”, ha bloccato la carta di credito a tutti coloro che avevano residenza all’Aquila. Mentre Caporale su Repubblica dà risalto ad una delibeguido Bertolasora di giunta che autorizza gli aquilani a lasciare le tende per costruirsi nei dintorni delle baracche. È il solo Pietro Orsatti su Terra a dire che ad oggi Bertolaso si rifiuta di dire quanti soldi gli italiani hanno dato alla protezione civile per la ricostruzione. Un no-comment incomprensibile come quello sui costi per l’allargamento dell’aeroporto in vista del G8. Oggi la ricostruzione, che grazie allo spostamento del G8 doveva avere un’accelerata forsennata, riguarda solo la caserma sede del Summit. Niente accade nel centro storico, niente nei quartieri residenziali, mentre il disegno di legge approvato alla camera benedice una speculazione edilizia che costringerà gli aquilani a rinunciare alle loro case nelle zone con più alto valore economico. Un brutto disegno di legge come dice Gianni Del Vecchio su Europa del 22 maggio a cui PD, IDV e UDC non hanno saputo dire di no.

Ma la partita maggiore oggi si sta giocando sul terreno del conflitto capitale-lavoro. Sono dati recenti che i salari italiani sono i più bassi d’Europa, pari a quelli messicani e la metà di quelli tedeschi. In realtà che lo fossero lo abbiamo sempre saputo, come ammonisce su l’Altro Rina Gagliardi. Così come abbiamo sempre saputo che l’Italia

è il paese con la maggiore evasione fiscale, con i maggiori profitti e con un’altissima produttività. Il governo e forze padronali fanno di tutto per nascondere questa situazione, per impedire di trarne le ovvie conclusioni. I salari sono bassi, i profitti sono alti, la crisi dipende da un’enorme contrazione della domanda, ergo dobbiamo redistribuire la ricchezza a favore dei lavoratori.
Invece Sacconi insieme ad Ichino (PD) propone di legare l’aumento dei salari all’aumento di produttività per essere sicuri che i redditi da lavoro possano crescere sempre meno dei redditi da capitale. Confindustria chiede ai lavoratori pace sociale, cioè di continuare ad accettare di buon grado i salari più bassi di Europa e magari di fare ulteriori sacrifici pur di non far chiudere le aziende.
Sul far entrare le organizzazioni sindacali nei CDA delle aziende, trasformando di fatto il sindacato in controparte rispetto ai lavoratori, abbandonando ogni atteggiamento conflittuale, la CISL ha fatto in questa settimana un intero congresso.
Una proposta corporativa solo in parte respinta da Epifani che in una intervista al Mondo del 22 maggio ha rifiutato l’ipotesi di azionariato dei lavoratori, avanzando però l’idea di “organismi duali” in cui, senza confondere i ruoli, lavoratori e impresa collaborino tra loro.
D’altronde come sottolinea Enrico Marro sul Corriere della Sera anche la CGIL si sta avviando verso il suo Congresso e verso la successione di Epifani. Il segretario CGIL ad oggi sembra schiacciato tra la scelta fatta di non firmare l’accordo sulla riforma contrattuale e la paura di isolamento di fronte alla triangolazione CISL-governo-Confindustria. Sul posizionamento del più grande sindacato italiano, sulla sua resistenza alle sirene neocorporative, sulla sua capacità di dare respiro a una proposta alternativa in questo momento di crisi, il paese si gioca la sua tenuta democratica.


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