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Published on Gennaio 18th, 2010 | by Nidil_Firenze

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Precari non solo in italia: i giovani americani ed il lavoro

union“Durante il Labor Day quest’anno, almeno un giovane lavoratore su tre non avrà il giorno libero”

Con questo dato si apre un lungo rapporto basato su un sondaggio compiuto nel 2009 sulle condizioni lavorative dei giovani americani, commissionato dal sindacato AFL-CFO, dal titolo drammatico: “Giovani lavoratori: una decade perduta”.

Nonostante la distanza, geografica e culturale, sembra che i giovani americani vivano esattamente i nostri stessi problemi.

Un diverso sondaggio del 2008 dimostra che gli stipendi medi dei giovani lavoratori sono diminuiti sensibilmente negli ultimi anni. La generazione degli under-35 sarà probabilmente la prima nella storia recente a cavarsela peggio dei propri genitori.

La percentuale di giovani che dichiara che li stipendio non basta a pagare le spese fisse è, negli ultimi dieci anni, piu’ che raddoppiata (dal 10% al 24%), mentre è scesa dal 53% al 31% la quota di coloro che guadagnano abbastanza da mettere del denaro da parte. In ogni caso, anche tra coloro che stanno sopra la linea di galleggiamento la sicurezza economica è un miraggio: in caso di licenziamento meno della meta’ dei giovani lavoratori ha denaro per sopravvivere piu’ di due mesi.

Secondo il center for Labor Market Studies della Northeastern University, dal 2000 il tasso di occupazione degli under-35 e’ calato drasticamente, mentre quello degli over-35 e’ leggermente aumentato. E se e’ piu’ difficile trovare lavoro e’ ancor piu’ difficile trovare un buon lavoro: piu’ di un terzo dei giovani intervistati e’ preoccupato di non riuscire a trovare un lavoro fisso, e negli Stati Uniti una condizione contrattuale non buona ha una preoccupante conseguenza: un giovane lavoratore su tre non ha alcuna copertura sanitaria, contro una media del 15% a livello nazionale.

Se da noi la copertura sanitaria non e’ (ancora) in discussione, altri diritti perduti negli anni ci accomunano ai ragazzi americani: meno della meta’ di loro versa contributi per la pensione, un terzo di loro non ha ferie pagate e piu’ della meta’ non ha la malattia pagata.

Per paradosso, nonostante la contrazione degli stipendi, il tempo di lavoro si e’ allungato negli anni: la meta’ degli americani under-35 lavora oltre 40 ore la settimana, non stupisce che per i giovani lavoratori avere piu’ tempo da dedicare alla famiglia sta ai primi posti nella lista degli obiettivi di carriera, anche sopra il desiderio di un migliore stipendio.

Al declino finanziario si associano scelte di vita spiacevoli che ancora una volta ricordano le nostre: piu’ di un terzo dei giovani lavoratori americani vive con la famiglia, e non per scelta; solo il 12% degli under-35 con stipendio superiore ai 30.000$ vive ancora con i propri genitori, ma la percentuale sale al 32% per coloro che guadagnano meno di questa cifra, e in questa categoria cade piu’ della meta’ dei giovani lavoratori.

Che vi sia in america un peggioramento nelle condizioni di lavoro dei giovani analogo alla situazione italiana lo dimostra un altro dato: un giovane lavoratore su cinque sostiene di essere piu’ qualificato di quanto il suo lavoro richiede, e un altro lavoratore su cinque afferma di fare un lavoro completamente diverso da quello per cui ha studiato

AFL-CIO aveva commissionato un analogo sondaggio nel 1999 dal quale risultava che il degrado nella qualità del lavoro, l’insicurezza economica e la sfiducia nel sistema erano contrapposte, negli under-35, ad una grande speranza nel futuro (erano i tempi della new economy). Dieci anni dopo non solo le condizioni di vita dei giovani lavoratori americani non sono migliorate, anzi, le peggiori condizioni contrattuali rischiano di diventare lo standard nei rapporti lavorativi, ma si e’ andata spegnendo anche la speranza di un progressivo miglioramento della propria carriera.

Non solo il tunnel non è finito, ma non si vede piu’ neanche la luce in lontananza. Come in Italia.

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