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Published on Gennaio 4th, 2011 | by Nidil_Firenze

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L'inchiesta de "La Repubblica- Firenze" sui precari dello sport

Allenatori, baristi o cassieri in palestra il contratto non c’è
Il colosso delle piscine aveva 103 irregolari su 159. La forma di collaborazione nata come rimborso spese per squadre di dilettanti è diventata regola nelle strutture.

RICCARDO BIANCHI su la Repubblica 4/1/2011

«Il mio stipendio si aggira sui 1000 euro al mese, ma non ho le ferie, non ho i contributi previdenziali, permessi per malattie, tredicesima. Al mio futuro ci penso spesso, e non avere garanzie un po´ mi spaventa. Ma quest´anno è andata bene. Ho vinto il concorso per bagnino e ho lavorato anche in estate, quando i corsi finiscono e c´è solo la balneazione». Ronny Regini ha 33 anni, un bambino, una moglie e un lavoro. È istruttore di nuoto per Aquatempra, il consorzio dei Comuni dell´empolese e del senese che gestisce tutte le piscine comunali della zona. Ha un “contratto sportivo”, che per legge non esiste.

Si tratta di una forma di collaborazione nata come rimborso spese per gli allenatori e i giocatori di squadre dilettantistiche. Fino ai 7500 euro è esentasse, poi la società paga solo il 23%. Contributi zero e permessi zero. «Vale per chi riceve piccoli compensi o rimborsi spese per attività praticate come hobby o come secondo lavoro, non come principale fonte di reddito – spiega Enrico Hablik, del Nidil Cgil – Ma ormai si è diffuso come retribuzione per tutti i dipendenti fissi di palestre, piscine, centri tennistici, golfistici, campi di calcio e quant´altro ed è usato per gli istruttori, ma anche per figure che lavorano negli impianti ma non sul lato sportivo, come i cassieri, i segretari, anche i baristi». In Toscana non ci sono dati certi su quanti siano, ma si parla di 40mila addetti, considerando una media di 4-5 dipendenti per i 9mila impianti sportivi censiti dal Coni regionale, in cui non sono calcolate le palestre di fitness che non hanno squadre dilettantistiche.

Aquatempra è diventata famosa perché è stata la prima società sportiva in tutta Italia a ricevere la visita degli ispettori del lavoro della direzione provinciale di Siena nel febbraio 2009. Dopo quasi un anno, le indagini dell´ispettore Aurelio Marino hanno certificato che 103 dipendenti su 159 non svolgevano una collaborazione autonoma, non erano dei liberi professionisti. Anzi erano proprio subordinati. Infatti «le mansioni, l´orario di lavoro, l´attività e le modalità di svolgimento, a prescindere dalla sede operativa di appartenenza, erano uguali per tutti, come pure i contratti sottoscritti, seppur nella distinzione specifica dei vari ruoli ricoperti», è scritto sulla relazione dei controllori. Non solo, tutti rispondevano al responsabile dell´unità locale e non avevano «alcuna autonomia operativa».
«Si trattava di cassieri, bagnini e addetti alla manutenzione delle piscine» spiega il direttore della Direzione provinciale, Rosaria Villani, «ed erano subordinati da anni». Sono rimasti fuori solo gli istruttori, per cui era più difficile dimostrare il rapporto di subordinazione. L´azienda ha scelto di conciliare con le 93 persone che hanno accettato di farlo e che saranno stabilizzate. Gli altri 10 hanno scelto la via del tribunale. Proprio in questi giorni il Comune di Poggibonsi ha deciso che non rinnoverà il contratto con Aquatempra, ma i dipendenti sono riusciti a far inserire una clausola nel bando che obbligherà il nuovo gestore a mantenere i rapporti di lavoro attuali.

Adesso il prossimo passaggio riguarda proprio gli istruttori come Ronny, che autonomi non sono: «Lavoro 6 giorni la settimane per 6 ore al giorno, a 15,91 euro a turno». Ha anche avuto un secondo lavoro: «Ma sempre a tempo determinato e non mi hanno mai riconfermato. Erano più insicuri di questo». Però non attacca Aquatempra: «La società ha accettato di aprire un tavolo per regolarizzare anche noi istruttori. Certo in questo momento le spese non sono mancate, ci vorrà tempo».

«Le amministrazioni comunali avevano già espresso la volontà di stabilizzare tutti – spiega il direttore Simone Camiciotti – Però abbiamo dei limiti sul mercato: non possiamo alzare i prezzi e i nostri concorrenti usano contratti più vantaggiosi. Dovremo cercare di tagliare le spese».

“Una clausola tutela i lavoratori ma nessuno la fa rispettare”
Impianti sportivi, la Cgil contro Palazzo Vecchio
Ispettori del lavoro a Bellariva. La Fiorentina Nuoto: così sosteniamo le squadre

da la Repubblica 4/1/2011

Il comune di Firenze è all´avanguardia per quanto riguarda i lavoratori dello sport, avendo previsto nel regolamento per la concessione in gestione degli impianti sportivi di proprietà comunale una clausola, l´articolo 19, che tutela i lavoratori. Ma ciò che è scritto sulla carta, lì rimane. Nella realtà, a mettere in pratica questa regola sono in pochi, e soprattutto quasi mai con i giovani.

L´articolo, che chi è impiegato nel settore conosce bene, prevede che il soggetto gestore «si impegna ad assumere il personale dipendente e confermare i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in essere, al mantenimento delle medesime condizioni contrattuali». Non solo, lo obbliga a «applicare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro» e «ad essere in regola con gli obblighi previdenziali e assicurativi». Chi non mette in atto tutti questi precetti, perde la possibilità di vedersi rinnovare la gestione. «Peccato che nessuno del Comune abbia mai controllato che queste norme fossero applicate» denuncia Enrico Hablik del Nidil Cgil. I cosiddetti “contratti sportivi”, diversi dal Contratto collettivo (vedi articolo a fianco) sono diffusissimi, anche per gli addetti al front-office.
È l´impianto di Bellariva quello più colpito dal fenomeno. Negli ultimi mesi ha ricevuto la visita degli ispettori della direzione provinciale del lavoro di Firenze e dell´Enpal, l´ente previdenziale degli sportivi. Inoltre proprio lì il vicesindaco Dario Nardella, accorso a seguito del crollo del tetto della tribuna, è stato “accerchiato” dai lavoratori che gli hanno spiegato le loro condizioni.

A gestire attualmente la struttura è la Fiorentina Nuoto, che i dipendenti accusano di non rispettare neppure i pagamenti: «Riceviamo gli stipendi con mesi di ritardo. Quello di agosto 2009 ci hanno chiesto di riceverlo in 10 tranche. Dopo un anno e mezzo ne abbiamo ricevute 5». È da notare che a settembre 2009 alla società scadeva la concessione. Se non fosse stata in pari con gli stipendi, non le sarebbe stata rinnovata. Così, invece, ha certificato che anche agosto era stato versato.
I dipendenti, che chiedono l´anonimato, hanno il brevetto da istruttore o la laurea in scienze motorie, e sono tutti assunti con il contratto sportivo: «Qualcuno di noi anche da più di 15 anni, da quando è arrivata la Fiorentina. Pensavano fosse solo questione di tempo, la famosa gavetta. Adesso hanno quasi 40 anni, una famiglia, nessun contributo per la pensione o per le malattie e non sanno fare altri lavori».

Mostrano un foglio in cui segnano le ore svolte nelle varie mansioni, ricordando che lavorano anche le domeniche e i festivi: pulizie dalle 7 del mattino (6 euro l´ora sempre esentasse), corsi di acquagym e assistenza bagnante (8 euro l´ora, frazionabili se i turni durano 45 minuti), di nuovo acquagym fino alle 14: 30. Non hanno una qualifica unica e hanno orari prestabiliti. L´opposto di ciò che prevede il contratto sportivo. Inoltre sono cifre ben più basse degli 11,99 euro l´ora, al netto degli oneri fiscali e assistenziali, previsti dal Capitolato d´appalto del Comune di Firenze. Comunque è impossibile non superare i 7500 euro annui di stipendio dopo i quali scatta la tassazione del 23%: «Per questo una parte ce li danno come rimborso per viaggi mai fatti».

Secondo il presidente di Fiorentina Nuoto, l´ex ct della nazionale di pallanuoto Fabio Frandi, la società non ha soldi: «Questa attività di gestione costa sempre di più, non è redditizia, e serve per pagare le spese delle nostre squadre di pallanuoto e nuoto. I lavoratori devono capire le priorità». Alternative, non ce ne sono: «Siamo una famiglia, intendiamo anche regolarizzare quelli che hanno le caratteristiche, ma sono pochi a lamentano. Anzi, molti hanno un secondo lavoro» e minaccia «O facciamo così o saremo costretti a mandare tutti a casa e prendere una marea di istruttori per 4 ore alla settimana». Frandi ne ha anche per il Comune: «Non possiamo alzare le tariffe e spesso le altre società sportive che si allenano qui, come la Rarinantes, non ci pagano gli affitti perché non hanno soldi. Noi abbiamo dei debiti. Le istituzioni non vengono incontro a chi fa sport agonistico». (r. b.)

L’intervista
“I più giovani vengono pagati 6 euro all´ora lavoro 10 ore al giorno, se sto male non riscuoto”
Libero professionista, ma senza partita Iva Le mie garanzie sono i buoni rapporti con i proprietari

«Ho cominciato nel 2000 per passione, lavoravo per poche ore. Poi il numero di palestre con cui collaboravo è aumentato e oggi faccio un po´ di tutto, dal controllo in sala pesi ai corsi». Luca ha quasi 30 anni, vive a Firenze ed è uno dei tantissimi dipendenti di centri sportivi pagato col “contratto sportivo”. Ha una laurea in scienze motorie, passa le giornate correndo tra tre palestre e lavora dalle 10 alle 12 ore al giorno. «Tecnicamente sono un libero professionista, ma non ho una partita Iva. Gli costerei di più. Diciamo che le mie garanzie sono i buoni rapporti con i proprietari».

La cifra varia da struttura a struttura, dagli 8 euro della sala pesi ai 25 dei corsi, «ma i giovanissimi si fanno pagare solo 6 euro. Sempre meno». Il suo stipendio è buono, 1500 euro, ma senza contributi e assicurazione: «Mi sono fermato per alcune settimane per un problema fisico e nessuno mi ha pagato. È lo stesso motivo per cui le ragazze sono attentissime a evitare le gravidanze». Racconta che alla reception spesso ci sono giovani pagati a provvigione, come se fossero dei venditori, «oppure ragazzi che stanno al banco un paio d´ore per ottenere sconti sugli abbonamenti». Gli istruttori più fortunati sono diventati personal trainer, ma lui ha obiettivi più bassi: «Trovare un lavoro che poi mi permetta di fare anche questo nei ritagli di tempo. Perché a me piace questa attività, se mi dessero le garanzie di avere una pensione, le ferie e le malattie pagate, rimarrei più che volentieri. Ma devo pensare al mio futuro». (r.b.)


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