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Published on Maggio 7th, 2010 | by Nidil_Firenze

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Epifani, unificare il mondo del lavoro

PhotoHandlerIl contratto a finalità formativa, incentivato e con trasformazione a tempo indeterminato continua ad essere per noi la scelta più coerente, più forte, più praticabile.

05/05/2010

di Andrea Pace

Unificare il mondo del lavoro. E’ questa l’obbiettivo da perseguire, secondo quanto detto dal Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, per superare le “profonde segmentazioni, le diseguaglianze che non attengono solo alla tipologia di lavoro e la frantumazione dei diritti”.

Durante il suo intervento dal palco di Rimini, per il XVI Congresso della CGIL, Epifani ha ricordato che da tempo la CGIL sta lavorando per una drastica riduzione delle tipologie di lavoro, sapendo che “il contratto a finalità formativa, incentivato e con trasformazione a tempo indeterminato continua ad essere per noi la scelta più coerente, più forte, più praticabile”.

Unificare, spiega Epifani, vuol dire ricomporre e non solo ridurre il numero dei contratti, assumendo “la scelta della clausola sociale”, pensando “a come riguadagnare una capacità di controllo e di informazione preventiva su appalti-cessioni di ramo e terziarizzazioni, per determinare in quella sede le condizioni di unificazione dei lavoratori”, attraverso la pratica della “contrattazione di sito e di filiera, scegliere come la CGIL, le sue categorie, si reinsediano nei luoghi dove ci sono 6 o 7 contratti, e dove chi si colloca nell’ultimo segmento della filiera può solo soccombere”.

Per una reale unificazione, prosegue Epifani, bisogna “aprire un confronto sul lavoro pubblico o meglio sulla responsabilità pubblica nella gestione diretta dei servizi che distanziano i diritti di cittadinanza, contrattando le condizioni degli appalti. Non possiamo continuare a nascondere che spesso è proprio il pubblico a praticare appalti con il 50-60% di ribasso”,

Ed infine, conclude Epifani sull’argomento, “unificare vuol dire agire perché non si determinino nuove diseguaglianze tra nativi e migranti, spesso altamente qualificati ma occupati nei settori più deboli o in quelli che derivano da privatizzazioni con la relativa collocazione e la messa sul mercato di domanda e risorse pubbliche, come ad esempio la sanità privata”


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