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Published on Febbraio 5th, 2010 | by Nidil_Firenze

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Come riformare le partite IVA

partiti iva

APPELLO AL GOVERNO E AI GRUPPI PARLAMENTARI

Come riformare le Partite Iva e il lavoro professionale

Premessa:

 

Negli ultimi anni in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea è aumentato considerevolmente

il numero dei lavoratori autonomi e dei professionisti e, all’interno di questo ambito, sono

cresciute a dismisura le prestazioni d’opera individuali con fenomeni preoccupanti di

abuso.

Le partite Iva in Italia, secondo il Censis, sfiorano i 6 milioni di unità mentre i professionisti,

che per oltre il 60% lavorano come dipendenti, sono suddivisi tra il 2.006.015 iscritti agli

ordini e gli oltre 3 milioni che esercitano attività professionali non regolamentate. Sono

giovani avvocati o praticanti, giovani architetti, informatici, consulenti, pubblicitari,

ricercatori, designer, amministratori di condominio, ma anche consulenti aziendali,

formatori, traduttori, guide turistiche, grafici, interpreti, bibliotecari, enologi, agenti e

rappresentanti, tributaristi, archeologi, musicisti, redattori editoriali, restauratori, fumettisti…

La crescita delle partite Iva individuali, che in Italia assume dimensioni più rilevanti degli

altri paesi europei, risponde a diverse logiche: all’avvento della società della conoscenza,

a nuove richieste del mercato, all’evoluzione tecnologica, alle esigenze di

specializzazione, alle dimensioni ridotte delle nostre imprese che richiedono all’esterno

competenze tecniche e professionali.

Fattori che determinano sia condizioni imposte per lavorare, sia opzioni individuali come

forma di auto impiego in assenza di altre possibilità, sia scelte professionali ponderate e

conseguenti al percorso formativo ma esercitate in condizioni difficili sia dal punto di vista

delle regole di mercato, sia per i redditi bassi, sia per l’assenza di tutele sociali.

Nel contempo, soprattutto nell’ambito della Gestione Separata, si è sviluppata una crescita

di queste forme di lavoro sempre più dovuta anche alla scelta delle imprese di sostituire

così il lavoro dipendente, sfruttando i costi più bassi, la mancanza di tutele e l’assenza di

vincoli che le normative vigenti rendono possibile.

La crisi e la mancata riforma degli ammortizzatori sociali evidenzia l’inadeguatezza delle

tutele del lavoro intellettuale moderno che, paradossalmente, convive con le forme

arcaiche con le quali si è disciplinato il mondo delle professionisti fino ad ora. Tutto ciò

mette in luce la necessità sia di nuove norme legislative sia di dare regolazione

contrattuale a tutte le figure di ogni settore.

Bisogna cogliere l’occasione per affrontare in modo organico sia le necessità di

ammodernamento del sistema, sia le necessità di tutela dei professionisti dipendenti e

non. Ecco alcune proposte:

 

1)

Ammodernamento dell’impianto delle professioni, introducendo un sistema duale
 

 

ordini/associazioni che riporti gli ordini all’azione di controllo e tutela dei cittadini e

lasciando alle associazioni di settore il compito della rappresentanza misurata con criteri

che ne garantiscano l’effettiva rilevanza prevedendo un sistema di certificazione pubblica

delle competenze per le professioni in campo sanitario e ad alto interesse pubblico come

nel settore dei Beni Culturali.

Una riforma, inoltre, che dia riconoscimento professionale e adeguate misure di

concorrenza e di garanzia verso i cittadini sul piano della qualità delle competenze

possedute e agite dai singoli professionisti.

Vanno adottate forme trasparenti di inserimento dei giovani nel mondo professionistico a

partire dall’abilitazione conseguita durante il percorso di studi, ma anche regolamentando

contrattualmente il rapporto di praticantato e tirocinio.

 

2) )

Qualsiasi processo di riforma deve porsi un duplice obbiettivo. Evitare che si acuisca
 

 

l’uso improprio dell’autonomia, sostitutivo di lavoro dipendente, superando l’attuale

dumping attraverso la parificazione dei costi, a partire dall’aggancio ai compensi minimi

dei CCNL di riferimento per i lavoratori dipendenti con analoga professionalità, come già

previsto dall’art. 1, comma 772, della legge n. 296/2006 (legge finanziaria 2007).

Nel contempo occorre considerare il fenomeno del lavoro autonomo, vero nelle modalità

professionali ma, con tratti più o meno vistosi di “debolezza contrattuale” e con esigenze di

tutela specifica. In Italia, così come già fatto nel resto d’Europa, non è più rimandabile

l’approvazione di nuove regole, sull’esempio dello statuto del lavoro autonomo della

Spagna, riconoscendo al lavoro autonomo e professionale, che abbia il 70% del suo

fatturato con un unico committente o che abbia caratteristiche rientranti tra i contribuenti

minimi (non avere mezzi organizzati, non avere dipendenti o collaboratori, ecc.), adeguati

diritti di sicurezza sociale in relazione a malattia, infortunio, gravidanza, disoccupazione.

Sono eventi che colpiscono le persone e devono essere fronteggiati socialmente a

prescindere dal carattere autonomo o subordinato del rapporto di lavoro.

 

3)

Sul fisco non è sufficiente quanto oggi previsto dalla legge per i contribuenti minimi n.
 

 

244/07, art. 1, commi da 96 a 117. Pertanto, individuata la platea di lavoro professionale

ed intellettuale da tutelare che sia priva di caratteristiche d’impresa, va esclusa dal

pagamento dell’IRAP come già indicato dalla UE e dalla Corte di Cassazione Italiana.

 

4)

Sull’esempio già sperimentato in numerosi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, si
 

 

valuti la possibilità di prevedere con la contrattazione collettiva nazionale, anche attraverso

una legislazione di sostegno, la discussione di temi come l’adeguamento contrattuale

rispetto al lavoro professionale subordinato sia sul versante retributivo che di quello dei

riconoscimenti professionali e della formazione e che, fermo restando la lotta ad un utilizzo

delle forme di lavoro professionale non genuine anche con percorsi utili a definire

eventuali modalità di transito fra autonomia e dipendenza, per chi adotta modalità di vero

lavoro autonomo indichino:

– obbligo e contenuti del contratto scritto per tutti;

– compensi specifici adeguati alle singole professioni il cui costo complessivo non sia

inferiore a quello dei lavoratori dipendenti di pari professionalità;

– la definizione di tempi certi di pagamento e di penali in caso di abuso;

– specifiche modalità di gestione del lavoro e di utilizzo dei tempi e degli strumenti

aziendali;

– formazione continua e certificazione delle competenze acquisite sul lavoro;

– riconoscimenti professionali legati al raggiungimento di precisi obbiettivi.

 

5)

L’assenza di redditi equi su questa fascia di lavoratori, assieme all’assenza di politiche
 

 

di sostegno, non consente prospettive previdenziali dignitose scaricando sui singoli il peso

dei costi previdenziali e la debolezza o l’assenza delle protezioni sociali. In questo ambito

occorrerà anche aprire una seria riflessione sulla riforma delle casse previdenziali dei

professionisti e, in generale, sulla riforma della previdenza del lavoro autonomo e

professionale per non lasciare i giovani con un futuro previdenziale non dignitoso. Inoltre

non è più rinviabile una rivisitazione dei coefficienti previdenziali, così come indicato nel

protocollo sul welfare del 2007, e una completa totalizzazione dei contributi versati nelle

diverse gestioni anche eliminando il requisito minimo dei tre anni di contribuzione.

In ragione della crisi economica e di tutti gli aspetti di criticità presenti nel sistema

professionale pensiamo si possano prendere in considerazione, per le fasce più deboli

iscritte alla gestione separata INPS, una dilazione dei pagamenti dei contributi dovuti

confermando, tuttavia, l’accredito del montante contributivo dovuto tempo per tempo.

Inoltre riteniamo che prima di considerare altri aumenti dei contributi previdenziali nella

gestione separata INPS, ulteriori a quelli definiti dal protocollo del 2007, vadano affrontati i

problemi di riforma generale delle professioni e gli aspetti di debolezza e asimmetria fra le

varie casse previdenziali.

Al fine di impedire l’improprio travaso dalle collaborazioni alle partite iva e, nel contempo,

di alleggerire un costo che grava per l’intero sui lavoratori con P. Iva iscritti alla gestione

separata, proponiamo per gli stessi l’obbligatorietà della rivalsa previdenziale e

l’innalzamento graduale della stessa ad un livello di contribuzione in linea con la

ripartizione del costo contributivo che grava sui lavoratori parasubordinati, anch’essi

iscritti alla gestione separata Inps, privi di altra copertura previdenziale e non pensionati.

 

6)

L’assenza di redditi equi su questa fascia di lavoratori, assieme all’assenza di politiche
 

 

di sostegno al reddito anche per i circa 300 mila professionisti e gli oltre 400 mila

parasubordinati che stanno perdendo anche parzialmente il lavoro. E’ però indispensabile

cogliere l’occasione per progettare un sistema universale e moderno di protezione sociale

e di valorizzazione di tutto il lavoro pensando a strumenti di tutela, a cui contribuiscano

anche i professionisti, finalizzati al perseguimento di politiche attive per il lavoro, il

sostegno al reddito e all’occupazione, la formazione continua. E’ possibile uno sforzo

comune di imprese, sistema delle professioni, sindacato e governo per fronteggiare gli

effetti della crisi anche per questi lavoratori e progettare un nuovo sistema di regole nel

lavoro e di protezione sociale più inclusivo e più moderno.

 

Dip. Politiche Economiche CGIL; COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali – 214

associazioni aderenti); Associazione Nazionale Giovani Architetti; Associazione 6°Piano (Avvocati

Praticanti), ANA (Associazione Nazionale Archeologi); Agenquadri; Federconsumatori; IACS (Italian

Association of Conservation Scientists); CIA (Confederazione Italiana Archeologi); Re.re.pre (Rete

Redattori Precari); Gruppo Best Before; Ass. Koinè (Laureati e laureandi Un. Sapienza); H2, soluzioni

per il mondo che verrà(Associazione Giovani Professionisti); GD Federazione di Roma; SILF

(Sindacato Italiano Lavoratori del Fumetto); SAI (Sindacato Attori Italiano); SIAM (Sindacato Italiano

Artisti della Musica); SNS (Sindacato Nazionale Scrittori); Federazione Nazionale Giovani Democratici;

ANGPI (Associazione Nazionale dei Giornalisti Pubblicisti Italiani); Gruppo Pubblicisti Unitari di

Stampa Romana; GUS Nazionale; Anonima Fumetti (associazione di professionisti del fumetto);

Studenti Democratici di Roma (Sapienza, Roma3, Tor Vergata, Luiss); AIB (Associazione Italiana

Biblioteche) ANITI (Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti); AIAS (Associazione

italiana fra gli addetti alla sicurezza); ANIASPER (associazione nazionale fra ingegneri, archeologi e

architetti specialisti per il restauro dei monumenti)


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